Ipotesi sulla data di nascita di Torino
di Gabriella Bernardi
Per chi non è di Torino, la geometria regolare delle sue strade, ben evidente soprattutto nel centro storico, colpisce subito, mentre i torinesi sono disorientati quando si trovano per la prima volta in un’altra città, che non segue certe regole spaziali. Sui banchi di scuola si apprende che questo incastro regolare di vie parallele e perpendicolari venne imposto dai fondatori della città: gli antichi romani.
Erano molto organizzati in fatto di diritto, di disciplina militare e pure la fondazione delle città era un evento della massima importanza che seguiva dettami ben precisi. Regole che in realtà derivavano dagli Etruschi, popolazione ancora oggi avvolta nel mistero sulle sue origini, ma le cui norme in fatto di fondare le città sono state per fortuna ereditate e ancora oggi si conoscono.
Il Decumano, il Cardo massimo e le insulae (gli attuali isolati) – ben 72 per Torino – erano le basi fondamentali per la costituzione di una città. Non da meno era il luogo dove sorgeva.
Nel caso della futura Torino, era una zona pianeggiante e delimitata dalle colline del Po e da due fiumi: la Dora Riparia e il Po. Questa area era già abitata da insediamenti di tribù celtico-liguri chiamate Taurini. Sotto l’impero di Augusto i Taurini godevano della cittadinanza romana e si era insediata una prima colonia romana, Julia Taurinorum, ma verso il 28 a. C. Augusto istituì una seconda colonia romana, Julia Augusta Taurinorum.
Essendo un punto strategico per le guerre galliche, l’insediamento fortificato piemontese appariva, più che una città, come un castrum o una colonia militare a pianta quadrata, lottizzata a scacchiera con vie lastricate e dotate di marciapiedi rialzati.
C’erano quattro porte di accesso: a nord le attuali Porte Palatine (le uniche visibili), a sud la Dextera oggi sullo sbocco di Via San Tommaso su Via Santa Teresa, a ovest la Decumana ovvero Via Garibaldi angolo Via della Consolata e per finire la Praetoria in Piazza Castello dove le torri sono inglobate da tempo nella facciata juvarriana di Palazzo Madama.
Il perimetro quindi, si può tracciare, con buona approssimazione, partendo dai Giardini Reali per arrivare alle Torri di Palazzo Madama fino in via dell’Accademia delle Scienze; svoltando in Via Santa Teresa e poi in Via Cernaia si compone il lato sud, e proseguendo in Corso Siccardi e Via della Consolata si chiude il lato a ovest; con via Giulio e i Giardini Reali invece si chiudeva la fortificazione a nord.
A stabilire il fulcro e l’orientamento era preposto un sacerdote dotato di una strumentazione che oggi apparirebbe come una specie di asta e filo a piombo; il perimetro veniva poi tracciato arando il terreno. Il tutto faceva parte di un rito che comprendeva anche l’osservazione e interpretazione di fenomeni naturali o del volo degli uccelli, ma lo scopo era stabilire il fulcro ovvero il punto d’origine della città e questo, come sappiamo, seguiva criteri astronomici.
E l’ombelico (umbilicus soli) di Torino lo si può vedere ancora oggi: è l’incrocio tra l’asse del Decumano, che ancora oggi segue Via Garibaldi, e del Cardo Massimo, ovvero Via Porta Palatina. Da qui Torino ha avuto origine.
Dopo aver individuato questo punto il sacerdote stabiliva il Decumano e il Cardo, ma se si tiene conto che la direzione del Decumano non era propriamente quella del punto cardinale Est-Ovest, ma quella stabilita dalla declinazione solare durante la fondazione, misurando l’angolo del Decumano si può definire, o almeno ipotizzare, il giorno in cui è stata fondata.
Partendo da questa considerazione è interessante leggere un recente articolo pubblicato dalla ricercatrice del Politecnico di Torino Amelia Carolina Sparavigna, che illustra una sua ricerca in proposito. La ricercatrice nota come la maggior parte degli studi finora condotti sulle città romane concordi sul fatto che abbiano un orientamento astronomico: alcune sono orientate verso sud-est, altre verso l’alba del solstizio d’inverno, altre ancora con il sorgere del sole in occasione di particolari festività del calendario romano, confermando anche quanto riportato dagli scrittori romani.
La studiosa è andata oltre, cercando di dedurre da queste premesse una data di fondazione della città di Torino.
A Torino il decumano (Via Garibaldi) è orientato a 26 gradi rispetto alla direzione est-ovest: questo faceva sì che il sole, sorgendo, prendesse d’infilata tutta la via in due momenti dell’anno: attorno agli attuali 10 novembre e al 30 gennaio. Una di queste date potrebbe quindi corrispondere al giorno di fondazione della città. Inoltre, queste date sono assai prossime a due importanti festività romane:
Attorno al 30 gennaio si festeggiava la Dea Februa (Giunone), con processioni e accensione di fiaccole e lumi – una ricorrenza con diverse corrispondenze in altre religioni, e che fu probabilmente all’origine della Candelora.
Il giorno corrispondente a ll’attuale 8 novembre era dedicato al Mundus Cereris. Si celebrava la divinità delle anime dei defunti, rappresentata da una fossa posta al centro del santuario di Cerere. Praticamente era un pozzo scavato nell’ombelico della città (cioè l’incrocio tra il Decumano e il Cardo) e tenuto sempre chiuso ad eccezione di tre giorni nel corso dell’anno, uno dei quali era appunto l’8 novembre, quando la sua apertura permetteva l’accesso e la comunicazione fra il mondo dei vivi e quello dei morti. L’ipotesi del 10 novembre come data di fondazione diventa quindi plausibile in quanto prima data utile dopo le festività, periodo durante il quale erano vietate le attività ufficiali e istituzionali.
Ci sono altre possibilità? Forse quella ancora più semplice è fornita dall’angolo della direzione del Decumano: i 26 gradi corrisponderebbero all’angolo orario del giorno della fondazione o, per dirla in altri termini, al giorno del solstizio d’inverno, e quindi l’orientamento venne fatto in onore del Sole, anche se il nome assegnato richiamava i Cesari.