Seminascosto nella sacrestia della Cappella dei Mercanti, il calendario perpetuo di Plana è un prodigio tecnologico unico al mondo, non a torto ritenuto un proto-computer
di Gabriella Bernardi
A Torino al numero 25 di Via Garibaldi quasi non si sospetta che dietro l’austero portone, adiacente al riconoscibile ingresso della chiesa dei Santi Martiri, si nasconda una cappella riccamente decorata. La Cappella dei Mercanti, Negozianti e dei Banchieri, questo il suo nome, è stata progettata e realizzata più di quattro secoli fa per fornire alla relativa Congregazione uno spazio di incontro e di preghiera. In realtà non raccoglie solo opere artistiche ed arredi di pregio e l’intenzione non è quella di soffermarsi su questi tesori, ma passare oltre nella Sacrestia per scoprire un curioso oggetto lì custodito: un calendario perpetuo.
Pare che questo oggetto unico sia più conosciuto all’estero che dai torinesi stessi: infatti, i turisti stranieri vanno a colpo sicuro, entrano in cappella e non trovandolo chiedono dove sia il “computer”.
In realtà, non è un computer come quelli usati oggi, ma la definizione ben si adatta, dato che si tratta di una vera rarità per gli appassionati della tecnologia e all’epoca, quasi due secoli fa, veniva definito come “la macchina”.
Non aspettatevi di vedere uno strano macchinario, ma nemmeno un canonico calendario. Vi troverete di fronte ad una grossa scatola appesa al muro, con scritte, ritratti, numeri – il tutto curiosamente rifinito con alcune finestrelle e incorniciato come fosse un quadro.
Quello che state ammirando è il famoso Calendario Meccanizzato Perpetuo e vi colpisce subito: al centro una croce, poi tutto è riempito da fitti numeri, scritte intervallate da ritratti, fra cui quello del papa dell’epoca, Gregorio XVI, e ai lati due sovrani: Carlo Alberto re di Sardegna e Leopoldo II granduca di Toscana. Al centro si trovano Giulio Cesare e Gregorio XIII, i due padri del calendario moderno occidentale. Se poi siete fortunati e vi viene anche mostrato il retro – o meglio, l’interno – della scatola, potrete scoprire il meccanismo che vi si cela, composto da sostegni in legno, ruote dentate, catene e diversi tamburi sui quali si trovano dei fogli di carta che riportano svariati e piccoli numeri.
A questo punto, se non l’hanno ancora mostrato in funzione, sorge spontanea la domanda: ma a cosa serviva tutto questo? O meglio: che cos’è un calendario perpetuo?
La sua storia nasce nel 1831 e il suo ideatore e realizzatore è Giovanni Antonio Amedeo Plana. Matematico e astronomo piemontese di fama internazionale, studiò in Francia diventando allievo del famoso matematico piemontese Lagrange e poi docente dell’École Polytechnique e dell’École Militaire di Parigi. Venne chiamato a insegnare presso la Regia Accademia Militare di Torino e ricoprì la carica di Presidente dell’Accademia delle Scienze, del Consiglio Superiore dell’Istruzione del Regno, del Collegio di Studio dell’Accademia Militare. Divenne il direttore dell’Osservatorio Astronomico di Torino – che allora si trovava in pieno centro sui tetti e le torri di Palazzo Madama – e la sua “Teoria della Luna” fu adottata dall’Ammiragliato inglese per predisporre le tavole di navigazione in dotazione alle navi di Sua Maestà Britannica.
Questo suo prodigio tecnologico che ancora oggi ammiriamo è unico al mondo, e Plana lo terminò solo nel 1835 progettandolo appositamente per il calcolo del tempo in un arco di ben quaranta secoli, a partire dall’anno 1.
La progettazione di questo oggetto fu davvero avveniristica per l’epoca, con le sue memorie a tamburo, a disco, a nastro, con i relativi mezzi di accesso e di lettura azionati semplicemente attraverso le ruote dentate, catene e viti senza fine.
La prodigiosità di questo macchinario è che vi sono memorizzati ben 46.000 dati che si possono consultare semplicemente ruotando una manovella e impostando la data che interessa. Si, perché contiene tutti i dati che compaiono in un normale calendario che però, come ben sappiamo, quando termina l’anno perde ogni valore perché ogni anno variano i singoli giorni del mese, le fasi lunari si presentano in date differenti, l’anno può essere bisestile con la presenza del 29 febbraio; e le ricorrenze religiose come la Pasqua, le Ceneri, il Corpus Domini, l’Ascensione o la Pentecoste cadono in date del tutto diverse. Il calendario meccanico invece è sempre aggiornato; oltre a fornire dati dell’anno in corso, conserva quelli degli anni passati e svela ogni curiosità per quelli a venire fino all’anno 4000.
Mettiamolo alla prova. Per esempio: siete curiosi di sapere che giorno della settimana era quando siete nati? Che fase lunare c’era? Questo meccanismo ad altissima precisione, che alcuni considerano il primo computer al mondo, ve lo dice. Si aziona una semplice manovella e la risposta è data. Oltre alle personali curiosità, è in grado di fornire la data delle feste mobili partendo dalla principale, la Pasqua, ma sempre tenendo conto di molte variabili di calcolo – come la durata del giorno di 23 ore 56 minuti e 4 secondi che influisce sulle lunazioni, o del mese lunare di 29 giorni e mezzo che non coinciderà mai con i mesi solari, oppure la diversa velocità di rotazione della Terra durante le stagioni, per non parlare delle riforme del calendario avvenute in passato.
Se è semplice azionare una manovella e far comparire dentro una finestrella la data cercata, cercando nelle altre zone le informazioni richieste, lo è decisamente meno comprendere il suo funzionamento.
Si capisce quindi perché nel 2015 tre studenti del Politecnico di Torino – Fernando Caponetto, Matteo Zarro, Leonardo Giannantoni e Roberto Polisano – siano stati premiati per aver scoperto l’algoritmo che regola questo calcolatore meccanico e che lo scienziato Plana aveva realizzato con il solo supporto di carta e penna. Avvalendosi dei mezzi attuali, i premiati hanno anche realizzato una curiosa applicazione web fruibile via Internet e utilizzabile su qualsiasi dispositivo fisso o mobile, in modo da permette a chiunque di vedere dall’interno il Calendario perpetuo andando direttamente al sito www.cappelladeimercanti.it e che ovviamente consente di scoprire la parte più nascosta senza il rischio di arrecare danni. I cilindri che si vedono non sono altro che delle memorie a tamburo: vi sono applicati dei fogli che riportano dati in forma numerica. I tamburi più esterni non contengono cifre, ma i giorni della settimana.
In un’altra sezione del sito potremo divertirci a scoprire quali dati effettivamente fornisce questo calendario: e se troveremo dei nomi strani, come “epatta” o “lettera domenicale”, nessun problema, con un clic ne avremo la definizione.
Ma chi non rinuncia al fascino del reale sul virtuale, potrà visitare la Cappella. Oltre ad ammirare l’originale troverà anche un modellino identico, costruito dai quattro ragazzi, che potrà azionare con la manovella.
Foto Lucilla Cremoni 2017